Secondo la giurisprudenza di legittimità, in linea generale non è consentito al creditore di una determinata somma di denaro, dovuta in forza di un unico rapporto obbligatorio, di frazionare il credito in plurime richieste giudiziali di adempimento, contestuali o scaglionate nel tempo. Tale scissione del contenuto dell’obbligazione, infatti, è contraria sia al principio di correttezza e buona fede, che deve improntare la condotta delle parti anche nella eventuale fase dell’azione giudiziale per ottenere l’adempimento, sia al principio costituzionale del giusto processo, in quanto comporta una parcellizzazione della domanda giudiziale diretta alla soddisfazione della pretesa creditoria, con un abuso degli strumenti processuali che l’ordinamento offre alla parte per la tutela del suo interesse sostanziale (in tal senso si segnalano le sentenze della Corte di Cassazione. nn. 23726/2007, 15476/2008 e 24539/2009).
Alle medesime conclusioni è approdata da ultimo la quinta sezione tributaria della Suprema Corte con l’ordinanza 10 aprile 2019, n. 18144, depositata lo scorso 5 luglio. Nell’occasione è stato inoltre sottolineato che:
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