È previsto per domani, 19 febbraio, l’avvio dell’esame del decreto sul reddito di cittadinanza da parte dell’Aula di Palazzo Madama.
Nei giorni scorsi il Garante per la privacy aveva espresso alcune perplessità in merito al contenuto del D.L. 28 gennaio 2019, n. 4: era stato sottolineato tra l’altro che sotto il profilo della tutela della riservatezza dei dati personali, il provvedimento presenta “rilevanti criticità, alcune delle quali suscettibili di superamento nell’ambito di specifici provvedimenti attuativi (attualmente non previsti), altre già in questa fase, in sede di conversione”.
In particolare, si sottolineava che il meccanismo di riconoscimento, erogazione e gestione del reddito di cittadinanza, “comporta trattamenti su larga scala di dati personali, riferiti ai richiedenti e ai componenti il suo nucleo familiare (anche minorenni)”: si pensi ad esempio ai “dati relativi allo stato di salute e alla eventuale sottoposizione a misure restrittive della libertà personale, nonché alle condizioni di disagio, in particolare sotto il profilo economico, familiare o sociale”.
Senonchè, avverte il Garante, il trattamento dei dati personali, anche se effettuato da Amministrazioni pubbliche e preordinato – come in questo caso – al perseguimento di motivi di rilevante interesse generale, dev’essere progettato e impostato secondo i principi del Regolamento europeo sulla protezione dei dati.
Il decreto prevede tra l’altro che:
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