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Ritardati pagamenti della P.A. alle imprese, la Corte di giustizia Ue condanna l’Italia

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Lo Stato italiano non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni rispettino effettivamente i termini di pagamento stabiliti all’art. 4, paragrafi 3 e 4, della direttiva UE n. 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 , relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, violando gli obblighi derivanti da tali disposizioni.

La pronuncia è contenuta nella sentenza 28 gennaio 2020, n. C 122/18, con cui la Corte di giustizia dell’Unione europea ha affermato che l’Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto “effettivo” da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle transazioni commerciali con le imprese private, di termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni. Con il D.Lgs. 9 novembre 2012, n. 192, attuativo della direttiva n. 2011/7/UE , ha sì emanato disposizioni in cui viene fissato un termine massimo di pagamento, ma non provveduto ad organizzare un sistema per cui quel termine sia effettivamente e concretamente rispettato.

A seguito di tale pronuncia, lo Stato inadempiente è tenuto a porre fine immediatamente alla violazione e, rischia, nel caso non si sia conformato alla sentenza, una sanzione finanziaria stabilita dalla Commissione UE.

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