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Fringe benefit detassati fino a 3.000 euro, ma solo per chi ha figli a carico

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Soglia più alta per i fringe benefit anche nel 2023, ma non per tutti. La bozza del Decreto “Lavoro” approvato dal Consiglio dei Ministri lunedì stabilisce infatti che, per l’anno 2023, la soglia di esenzione dei fringe benefit dal reddito imponibile ai fini fiscali e contributivi sia innalzata a 3.000 euro. La misura si applica esclusivamente ai lavoratori dipendenti con figli a carico.

Come noto il c.d. “fringe benefit” è una forma di retribuzione non in denaro. In sostanza, si usa concedere al dipendente l’uso di beni aziendali (auto, telefono cellulare, computer eccetera) o la fruizione di servizi (per esempio, corsi di istruzione), a prescindere dal fatto che essi avvengano nell’ambito dell’attività lavorativa. Si genera così un reddito in natura, che si aggiunge allo stipendio del dipendente e che rileva ai fini fiscali.

Per la determinazione del valore in denaro di tali categorie si applicano:

  • le disposizioni inserite nell’art. 51 del TUIR;
  • o, in difetto delle precedenti, le disposizioni relative alla determinazione del valore normale dei beni e dei servizi contenuti nell’art. 9 del TUIR, ossia il prezzo o il corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della stessa specie o similari e con riferimento ai listini delle Camere di Commercio e alle tariffe professionali.

Relativamente alla seconda tipologia sopra evidenziata, non concorre a formare il reddito il valore dei beni e servizi il cui importo non sia superiore, nel periodo d’imposta, ad € 258,23.

In via eccezionale per il periodo d’imposta 2023, tuttavia, tale importo è innalzato a 3.000 euro in riferimento ai lavoratori dipendenti con figli a carico. Come si legge nelle bozze del Decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri, “non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3.000”.

In ragione della rilevanza della soglia occorre prestare attenzione in ipotesi di eventuale “splafonamento” posto che, qualora il valore sia superiore al suddetto importo, lo stesso concorrerà interamente alla formazione del reddito.

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