Reddito di cittadinanza: esclusione soggetti extraUe senza permesso di soggiorno
Sarà la Corte Costituzionale a stabilire se è legittimo l’art. 2, comma 1, lettera a), del D.L. 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modifiche dalla Legge 28 marzo 2019, n. 26, nella parte in cui – tra i requisiti necessari per l’attribuzione del reddito di cittadinanza con riferimento ai cittadini di Paesi terzi – chiede il possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, con l’esclusione dal beneficio dei titolari di permesso unico di lavoro, ai sensi dell’art. 5, comma 8.1, del D.Lgs. 286/1998, o di permesso di soggiorno di almeno un anno, ai sensi dell’art. 41 del medesimo decreto legislativo.
La questione di legittimità costituzionale della disposizione citata è stata sollevata dal Tribunale di Bergamo, secondo il quale il reddito di cittadinanza sarebbe riconducibile all’alveo dei diritti essenziali della persona come prestazione volta a soddisfare i “bisogni primari” inerenti alla tutela della persona umana. Di conseguenza, la scelta legislativa di introdurre particolari condizioni soggettive – tra le quali il possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo – sarebbe in contrasto con gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione.
Per i giudici di Bergamo, inoltre, anche nel caso in cui la prestazione fosse ritenuta estranea al nucleo di diritti essenziali della persona, la disposizione risulterebbe in contrasto con l’art. 3 della Costituzione per irragionevolezza poiché l’esclusione dei cittadini di Paesi terzi in possesso dei requisiti di residenza e di un permesso di soggiorno, ma sprovvisti del permesso Ue di lungo periodo, finirebbe per penalizzare – senza alcuna apprezzabile ragione e anzi in aperto contrasto con la finalità espressa dal legislatore – proprio i nuclei familiari più bisognosi.
