I Ministri dell’Interno e dell’Economia e delle Finanze e il Direttore dell’Agenzia delle Entrate hanno inviato ai prefetti il protocollo d’intesa, sottoscritto lo scorso 8 giugno, per l’adozione delle misure di prevenzione amministrativa antimafia nei confronti dei beneficiari del contributo a fondo perduto previsto dall’art. 25 del decreto “Rilancio” (D.L. 19 maggio 2020, n. 34). Nell’occasione – precisa una nota diffusa dal Viminale – “si è inteso assicurare la celerità nell’erogazione delle risorse e, in parallelo, garantire la sussistenza delle condizioni di legalità nell’utilizzo di risorse pubbliche”.
Il documento prevede tra l’altro quanto segue:
Si ricorda che possono accedere ai contributi a fondo perduto previsti dal citato art. 25 del D.L. 34/2020, i soggetti titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita Iva, con ricavi (ex art. 85, comma 1, lettere a) e b), del Tuir) o compensi (ex art. 54, comma 1, del medesimo Testo Unico) non superiori a 5 milioni di euro nel periodo d’imposta 2019 (per i soggetti con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare). Pertanto, sono ricompresi nell’ambito applicativo della misura:
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