Per la Corte di Cassazione, ai fini dei tributi locali si considera abitazione principale quella di residenza anagrafica, salvo la prova contraria che consente al contribuente, in caso di mancata coincidenza, anche solo per un periodo di tempo, tra dimora abituale e residenza anagrafica, di riservare alla prima il trattamento fiscale meno gravoso previsto per “l’abitazione principale”, prova che deve riguardare l’effettivo utilizzo dell’unità immobiliare quale dimora abituale del nucleo familiare del contribuente (in tal senso si segnala la pronuncia n. 14398/2010).
Tale principio è stato ribadito ora dalla quinta sezione tributaria della Suprema Corte con l’ordinanza 7 febbraio 2019, n. 6847, depositata lo scorso 8 marzo.
Nell’occasione, in particolare, i giudici di legittimità hanno sottolineato quanto segue:
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